Com’è noto, il certificato del casellario giudiziale “contiene i provvedimenti in materia penale, civile e amministrativa, i provvedimenti penali di condanna definitivi e i provvedimenti afferenti all’esecuzione penale, i provvedimenti relativi alla capacità della persona – interdizione giudiziale, inabilitazione, interdizione legale, amministrazione di sostegno – i provvedimenti relativi ai fallimenti”.
La questione se un datore di lavoro possa richiedere tale certificato ai propri dipendenti o potenziali tali è di particolare rilevanza e complessità. Secondo la normativa vigente, il datore può richiedere il certificato del casellario giudiziale soltanto in specifici casi, generalmente legati alla natura dell’impiego e alle responsabilità connesse. Ad esempio, per posizioni che richiedono un alto grado di fiducia o che comportano contatti con categorie vulnerabili, la richiesta del certificato può essere giustificata.
Tuttavia, questa pratica deve sempre essere bilanciata con il diritto alla privacy del lavoratore. Infatti, la richiesta e l’utilizzo del certificato devono essere conformi al principio di proporzionalità, ossia strettamente necessari e non eccedenti rispetto alle finalità per le quali sono richiesti. In questo contesto, il datore di lavoro deve agire in conformità con le disposizioni del GDPR e le linee guida dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali.